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Fausto Corsini Fausto Corsini
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Franco Fontana & Quelli di Franco Fontana



Franco Fontana & Quelli di Franco Fontana

Notizie

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06-04-2014 Franco Fontana & Quelli di Franco Fontana
a cura di Paolo Donini e Fausto Corsini
apparati critici di Luigi Erba
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25-05-2012 Si inaugura venerd 25 Maggio, alle ore 18.00, presso il Museo Diocesano di Mantova, in Piazza Virgiliana, 55, la mostra Franco Fontana e Quelli di Franco Fontana organizzata nellambito di Mantova Creativa,
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27-10-2011 FotoArt
La Manifestazione FotoArt si svolge nel pittoresco Castello di Levizzano dal 28 Ottobre al 1 Novembre 2011
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27-10-2011 FotoArt - Levizzano Rangone

Dal 28 ottobre al 1 novembre 2011 a Levizzano presso il Castello si terr la manifestazione FotoArt. L'organizzazione formata da fotografi professionisti e amatori. Ci saranno 10 mostre fotografiche, 4 proiezioni, 3 work shop, una sfilata e 2 convegni dedicati all'arte della fotografia.


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22-01-2011 pubblicato questo lavoro sviluppato dal 2001 al 2002-
in fotografie - fotografie analogiche - passimuri-2002
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bibliografia        

 

Luigi Erba

FAUSTO CORSINI
VIAGGI IMMAGINARI

Ho conosciuto Fausto Corsini in occasione dei più recenti "Toscana Fotofestival" e l'ho subito selezionato per la "rosa" finale. E' stata una di quelle scelte senza dubbi, dettata dal fatto istintivo di avere alcune affinità visionarie, ma soprattutto dalla consapevolezza che questo autore testimoniasse delle situazioni del suo tempo attraverso una sensibilità e coscienza istintuale. Usciva dagli schemi della fotoamatorialità, dalla produzione acritica e spesso commerciale, dall'immagine topografica, dalle copiature ghirriane o di Basilico, dal reportage convenzionale. Le sue foto testimoniano apparentemente il nulla e proprio per questo il tutto, sono un micro-macro universo filtrato, narrato attraverso una triplice lente: quella della sua istintualità, intesa come insieme di sensazioni (gesto, vista, magari anche udito e olfatto), quella del parabrezza della sua auto che lo immerge in un universo quasi liquido (Roberto Mutti) e infine quella della macchina fotografica che qui ha una sua autonomia visiva. E' così che le sue immagini diventano metalinguaggio, viaggiano con e da diverse premesse: della casualità, per esempio, che l'odierna filosofia dimostra di essere una sorta di mente superiore che apre nuovi territori di conoscenza. Paradossalmente in questa totale libertà espressiva esiste una innata progettualità e, anche se Corsini, dice di non partire mai per fotografare o cosa fotografare, sa come farlo. Ed è questo uno dei gangli. Non per nulla la costanza dei risultati è sorprendente, come i toni successivi del colore su cui egli interviene in sede di stampa.

Il mito del viaggio appartiene alla storia dell'uomo ed è questo un aspetto contemporaneo di tale racconto. E' un racconto, una favola tutta sua o meglio una fabula. Il suo essere Alice nel paese delle meraviglie si immerge in un flusso continuo che ha la misura del tempo contemporaneo, del suo grado di effimericità ma anche di allucinasi. Corsini ha la capacità di perdersi, ma per poi ritrovarsi e fare le proprie scelte. Lo specchio attraverso cui vede mi ricorda l'oblò del capitano Nemo in "Ventimila leghe sotto i mari", ma anche la mia generazione, quella di "On the Road". Sono diverse le motivazioni, gli obiettivi, ma gli spazi analoghi: anche quella era una ricerca di altri territori con differenti significati simbolici.

Questi sono calligraficamente più segnici, quasi una rilettura in una tensione decisamente postmoderna.

Lecco Gennaio 2004

 

 

Luca Panaro

La serie di foto che qui presenti documentano di "incontri" fatti in treno, autostrada, nave e altre zone dell'attraversamento. Una esperienza fotografica che si presta ad essere continuata nel tempo. Lo consideri un lavoro finito oppure in evoluzione?

Sicuramente in continua evoluzione in quanto questo lavoro, per il significato che porta in sè finirsà quando finirsò di fotografare... quindi spero mai.
E' una continua ricerca, dove mi metto in discussione con gli altri, dove cerco sensazioni attraverso gli altri e quindi non potrsà mai avere fine e per questo tipo di lavoro prediligo i mezzi di trasporto. Gli "incontri" fatti su mezzi di trasporto mi sembrano i pisù indicati perchsè avverto una molteplicitsàdi sentimenti. Le persone che incontro lsì hanno uno stato d'animo particolare magari sono desiderose di arrivare in un luogo, di incontrarsi con qualcuno, oppure sono assorti nei loro pensieri o ancora rattristati o felici, insomma mille emozioni che esplodono.

I tuoi viaggi sono in realtsà gite, brevi tragitti, quotidiani spostamenti lungo i nonluoghi che ci circondano. Perchsè

Con il lavoro precedente (Viaggi Immaginari) ero (e sono) alla ricerca di me stesso. Il viaggio in macchina (quindi la macchina o meglio il parabrezza della macchina) sè l'obiettivo e l'interno la mia capsula, il mio scudo, la mia fortezza, la barriera tra me e gli altri. Non a caso compaiono sempre frammenti della mia persona, magari anche minuscoli, ma inserisco sempre la mia presenza nella composizione dell'immagine. Incontri (e lo dice la parola stessa) sè una ricerca sulle altre persone sè un modo per mettermi a confronto con gli altri e lo spazio che mi circonda. Come gisà ti ho detto prima, prediligo i mezzi di trasporto, mi preme dire che io non parto per fotografare, non c'sè nulla di forzato. Io parto e mi faccio guidare dalle sensazioni, da cisò che vedo e che rimane impresso nella mia mente, non mi alzo la mattina organizzando un viaggio, cerco sempre la quotidianitsà la naturalezza delle cose e da queste cerco di trarre spunto.

Le tue immagini sembrano finalmente fregarsene di quella bellezza formale che pare essere ancora la caratteristica ricercata in fotografia. Le tue foto (perdonami se esagero) sono brutte e mosse come nemmeno il pisù sprovveduto dei fotoamatori riuscirebbe a fare. Quindi,se non sono da guardare per la loro estetica, per che cosa richiedono di essere guardate?

E' vero, all'occhio della mente (ciosè a primo impatto), possono sembrare brutte e mosse come nemmeno il pisù sprovveduto fotoamatore riuscirebbe a fare, ma se tu ti abbandoni un'attimo e ti lasci avvolgere e trasportare per un secondo dalle emozioni, capirai che tutto non ha pisù una dimensione precisa, con finiture perfettamente delineate. Le sensazioni e le emozioni non hanno una forma precisa e nemmeno un colore definito, rimangono impresse nella tua mente e nel tuo cuore e cisò che cerco di fare sè di trasportarle su una pellicola e poi su carta stampata. Cerco di lasciare spazio alla casualitsà (e cisò si riallaccia al fatto che non parto mai per fotografare). Scatto a volte anche senza guardare e in fase di sviluppo e di stampa cerco di far riemergere il ricordo che ho provato nel preciso momento in cui ho scattato la foto; ma ovviamente, il ricordo sè ancora diverso, sè ancora pi sfumato e in fase di stampa "manipolo" (anche se sè un termine non appropriato) luci e colori per tentare di trasmettere cisò che ho provato (nel momento dello scatto) e cisò che il ricordo mi ha lasciato (nel momento della stampa). Quella che si potrebbe definire una foto brutta e mossa sè in realtsà la presunzione di fotografare un'emozione.

da intervistalartista.com 18 aprile 2003

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